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sabato 15 marzo 2014

MATTEO, SE CI SEI, BATTI UN COLPO. SARAI CREDIBILE SOLO SE SPAZZERAI VIA QUESTE SCHIFEZZE

da www.tiscali.it:

"Lei è morto da sei anni, ci renda 72mila euro di pensione": l'incredibile storia del pensionato Francesco

di Ignazio Dessì
 
“Scusate, ma io sono vivo”, ha detto con educazione ai disorientati impiegati comunali dopo aver ricevuto la notizia di “essere morto”. Eppure, secondo la  burocrazia impazzita, è così. E ci sono volute rabbia e determinazione, più l’intervento dei giornalisti, per ottenere almeno la promessa di una soluzione. Per poter sperare di sfuggire ai problemi creati da quell'errore. E sono tanti. Gli hanno per esempio bloccato la pensione e precluso l’acquisto delle medicine. Un morto infatti quei diritti non può averli. La storia comunque è incredibile e merita un approfondimento. Se non altro per mettere a nudo i toni surreali di certa burocrazia. Una breve ricerca, un numero di telefono e parte la chiamata per l'intervista. Quando risponde Francesco scherza: “Sì, sono proprio io. Il morto. E come può sentire sto piuttosto bene”. Poi racconta.
In un bel giorno d'inizio febbraio, lui, Francesco Giuzio, 79 anni, di Bari, riceve una telefonata dalla sua banca. Lo avvertono che le rate della pensione Enasarco e Inps sono state bloccate. Risulta deceduto. Giuzio non sa se ridere o piangere. Ma è un uomo gagliardo, fondamentalmente allegro, e nella vita ne ha viste di cotte e di crude. Nonostante i guai opta “per la prima soluzione”. Almeno così racconta alla cornetta, intervallando il tutto coi ricordi sulla Sardegna, dove ha fatto il militare nel ’58 e confessa di aver lasciato il cuore.
E’ stato il comune di Bari a dichiararlo ufficialmente defunto, comunicando il decesso ad altri enti come l’Inps. Così gli hanno bloccato l'assegno. E se non bastasse, l’ente di previdenza gli ha chiesto pure la restituzione di 72mila euro "indebitamente" percepiti nel periodo successivo alla sua “dipartita”. Francesco è sconcertato. Chiede spiegazioni agli uffici del comune e viene a sapere che il suo trapasso risale al 2008 (alla stessa data in cui purtroppo gli è morto un figlio di 37 anni, ndr) anche se ne hanno preso atto solamente nel 2014. Passato a miglior vita da almeno 6 anni, insomma. Eppure si presenta in Municipio in carne ed ossa. Basterebbe questo per risolvere tutto. Non per la burocrazia italica, però, che ha riti e tempi tutti particolari. Infatti i giorni passano e la pensione resta bloccata. E nessuno gli spiega nemmeno come sia avvenuto il disguido. “Silenzio assoluto”, sospira. Assurdo, ma è così. Gli consegnano solo un certificato di esistenza in vita, ed è lui a dover correre da un ufficio all’altro.
Del resto i guai si moltiplicano e il povero pensionato entra in una spirale perversa. Al laboratorio dove fa regolarmente i prelievi per controllare il diabete gli dicono che la Asl rigetta le sue richieste di analisi perché risulta morto. Alla banca gli comunicano che hanno chiesto di congelargli le somme accumulate “post mortem”. La pensione continua a non arrivare. Insomma i problemi aumentano e la disperazione pure. Così torna all'Inps per pretendere di essere riconosciuto vivo e porre fine all’incubo. Per riappropriarsi della propria esistenza. Ma i documenti rimbalzano da un ufficio all’altro e il tempo continua a scorrere. La burocrazia è un mostro terribile nel nostro Paese e Kafka le fa un baffo.
La storia è allucinante ed urta soprattutto per un fatto: che una volta preso atto della situazione chi di dovere non sia corso subito a porvi rimedio. Così rimbalza su giornali e tv locali, l’indignazione dell’opinione pubblica sale e - guarda caso - qualcosa si muove. “Proprio oggi un dirigente Inps mi ha chiamato e mi ha promesso che presto, dopo due mesi di blocco, riavrò la pensione”, rivela Francesco al telefono. Sarà vero? Staremo a vedere. Lui lascia spazio solamente a una riflessione amara: “In Italia, per poter ottenere il dovuto, bisogna sempre ricorrere a qualche santo protettore, oppure ai media. Se stai zitto non ottieni nulla, anche se ti spetta...  in maniera lampante”.
 
13 marzo 2014

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